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Storia dell’officina monastica

Cos’è l’ officina monastica?

In base alla Regola di San Benedetto, che ha impresso la sua forma alla vita cenobitica occidentale come la conosciamo ancora oggi anche se meno solidamente che in passato, l’officina è propriamente il monastero e la comunità monastica in cui il monaco risiede e a cui è strettamente legato per la sua consacrazione monastica.

San Benedetto cita il termine “officina” nel  Capitolo IV – Gli strumenti delle buone opere, dopo una lunga serie di azioni legate ai rapporti reciproci che il monaco deve avere a cuore e perseguire quotidianamente per perfezionare la sua vita donata a Cristo nella comunità monastica:

L’officina poi in cui bisogna usare con la massima diligenza questi strumenti è formata dai chiostri del monastero e dalla stabilità nella propria famiglia monastica.

e nel testo latino:

Officina vero ubi haec omnia diligenter operemur claustra sunt monasterii et stabilitas in congregatione.

Nel far ciò, San Benedetto (VI secolo dopo Cristo) con il semplice uso di una parola riconduce, come in altri passi della Regola, i monaci in un contesto in cui qualsiasi cosa facciano è “lavoro”, ossia con le parole del tempo “opus”, perché, come leggiamo nel Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano:

L’ozio è nemico dell’anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio.

e nel testo latino:

Otiositas inimica est animae, et ideo certis temporibus occupari debent fratres in labore manuum, certis iterum horis in lectione divina.

e nella Regola la parola “opus”, ossia lavoro/opera, è utilizzata in molte occasioni e con significati che immediamente noi oggi non associeremmo alla parola “lavoro”:

  • opus divinum: Ufficio divino, ossia la liturgia delle Ore
  • opus Dei: Ufficio divino, ossia la liturgia delle Ore
  • opus: lavoro del monaco infermiere, ad esempio…
  • opus: lavoro generico

etc.

e in tutte le sue accezioni il termine opus ricorre almeno 19 volte in tutto il testo. Tenendo presente che in quell’epoca il lavoro manuale era quasi esclusivamente svolto dai servi, e dunque riservato alle classi sociali più infime, San Benedetto non nega al lavoro soprattutto manuale l’aspetto di servizio e umiltà che lo contraddistingue, ma al contempo – e in un’ottica cristiana proprio per questo – lo pone come capace di portare l’uomo a Dio; da questo momento il lavoro non sarà più soltanto uno strumento per dominare e annichilire chi lo svolge (il servo…) come era nella mentalità comune del tempo, ma sarà strumento di salvezza. Per cui il lavoro della comunità monastica di regola benedettina, non è semplicemente un’opzione secondaria – si deve pur mangiare… – rispetto all’attività primaria di preghiera e meditazione, ma fa parte tout court della vita e della vocazione del monaco, in modo integrale e a pari livello con qualsiasi altra attività prescritta dalla Regola.

La rivoluzione culturale che il monachesimo portò all’Occidente, e di cui beneficiamo ancora oggi pur non riconoscendone le tracce nel quotidiano (*), deve non poco a questa scelta di porre il lavoro come strumento di salvezza per l’uomo, là dove fino al quel momento era stato soltanto strumento di potere nelle mani dei più forti e non certamente strumento di alcuna salvezza per chi lo svolgeva. Dopo l’epoca di San Benedetto molte riforme monastiche nate dal desiderio di un ritorno più fedele alla spiritualità originaria sottolinearono con forza l’aspetto del lavoro in monastero come parte integrante e non secondaria o marginale della vita monastica.

Così, proponiamo questo portale e i siti tematici o comunitari che ad esso andremo collegando, come una possibilità per tutti di conoscere più da vicino e godere dei frutti dell’officina monastica, soprattutto in quel particolare aspetto che sono le attività produttive di Abbazie e Monasteri, in larga parte non note alla gente o comunque spesso poco conosciute e considerate quasi un hobby, qualcosa di marginale nella vita della comunità, cosa che non è…

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(*) Moltissimi di noi tutti i giorni «vanno in ufficio…», espressione che è traccia verbale dell’ «andare all’ufficio…» del monaco antico, là dove “ufficio” designava, oltre alla salmodia corale o Ufficio divino, anche qualsiasi incarico dato dall’Abate al monaco: l’espressione continua a restare nelle nostre parole… sebbene legata ormai solo a una delle tante forme di lavoro.

L'officina monastica
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